“Dopo i continui richiami da parte dell’Unione europea, l’Italia è finalmente intervenuta nella regolamentazione della corruzione nel settore privato con il decreto legislativo n. 38 del 15 marzo 2017. Obiettivo: allineare la corruzione nel settore privato al modello pubblicistico. L’intervento però, sembrerebbe essere nato dal rischio di infrazione, piuttosto che da una reale consapevolezza del danno che il fenomeno arreca. Le maggiori criticità riguardano la procedibilità a querela della persona offesa, anziché quella d’ufficio, che di fatto limita l’applicazione della norma. Non è da meno l’introduzione di uno scarso e poco efficace modello punitivo, con una pena da uno a tre anni. In ogni caso l’intervento potrebbe dare un segnale forte, accrescendo la sensibilità sulla materia in questione e contribuendo a favorire quel salto culturale verso un concreto cambiamento anche nel comportamento privato. Sono alcune tra le considerazioni emerse dalla tavola rotonda organizzata da Legal, nella quale si è approfondito anche il confronto con altri paesi europei ed extraeuropei. Alla tavola, dal titolo «Nuovo reato di corruzione privata e convenzione del Consiglio d’Europa contro la corruzione», moderata da Angela Maria Scullica, direttore delle testate economiche del gruppo Le Fonti, hanno partecipato esperti del settore come Carlo Baccaredda Boy dello studio Baccaredda Boy, Gaia Caneschi, di Orlando e Fornari, Jean-Paule Castagno di Clifford Chance, Gaia d’Urbano di Cagnola & Associati, Matteo De Luca di Krogh, Giacomo Fenoglio di Giuseppe Iannaccone e Associati, Chiara Padovani dello studio Padovani, Nicola Pietrantoni di Isolabella e Roberto Pisano dello studio Pisano.[…]”

(Articolo di Milenia Treccarichi, tratto da LEGAL, Anno II, N°12, maggio 2017, pag.14)